Ovvero: come dicono a Grado, "Chi era tuo nonno?" per sottolineare il fatto che sei "foresto", straniero. Per fortuna posso vantarmi di essere il nipote di un eroe della seconda guerra mondiale.
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Alle ore 18,15 tempo Eritrea del 9 giugno, il comandante L. Muiesan entra nella sua cabina e apre per caso la sua piccola radio privata; da una stazione ignota capta il seguente messaggio: Attenzione, attenzione, trasmissione straordinaria per le FF.AA. italiane ed operai dell’A.O.I., la guerra sarà dichiarata e le ostilità inizieranno alle ore 24.00. Viene avvisato il direttore di macchina C. Costa e si agisce immediatamente per l’autoaffondamento della nave, nel contempo si distruggono i codici militari segreti e si alza sul picco della maestra la bandiera nazionale n. 4, la più grande in dotazione.
La nave comincia a sbandare a tribordo, il comandante inglese dalla nostra plancia segnala all’incrociatore, ancorato a circa 50 metri dalla nostra poppa, la nostra azione di autoaffondamento, dal "Leander" inviano un motoscafo pieno di marines e prelevano il comandante Muiesan ed il direttore di macchina Costa.
Per autoaffondare la nave, eludendo la stretta sorveglianza delle sentinelle, si sono aperte le due lupe connesse nella presa di mare principale e la valvola di presa ausiliare, la comunicazione a mare della pompa d’igiene, ed aperta la porta stagna del locale caldaia e stiva n. 3 nonché i portelloni di murata destra.
E così marinai della marina mercantile italiana, hanno beffato sonoramente gli emuli del potente corsaro dei mari Sir Francis Drake ed il terribile Morgan. Prelevato il Comandante Muiesan, presi la direzione della continuazione dell’autoaffondamento; ad un certo punto la nave si è fermata di inclinarsi ed allora con il nostromo Bonacorso ed il caporale di macchina siamo corsi a poppa ed abbiamo aperto i portelloni di tutte due le parti, così l’acqua è entrata con più vigore e l’ "Umbria" è autoaffondata più celermente.
Dato l’ordine di "abbandono nave", ci siamo imbarcati, inglesi e il nostro equipaggio, sulle lance di salvataggio e vogando a remi ci siamo allontanati velocemente perché le caldaie erano in pressione; aspettavamo da un momento all’altro di ricevere l’ordine di proseguire il viaggio, il sottoscritto è stato l’ultimo a lasciare l’ "Umbria". Catturati, fummo inviati nei campi dei prigionieri di guerra del Kordofan ed Egitto ed il 1¡ settembre 1940, assieme ai superstiti del "Colleoni" e dell’ "Espero", trasferiti e rinchiusi nei campi dei prigionieri di guerra in India, fino al 26 aprile 1946. Alcuni ammalati del nostro equipaggio rientrarono nel 1945; tra questi il comandante Muiesan.
La storia come mi è stata raccontata dalla sua viva voce è ricca di aneddoti, tra i quali il sacrificio di svariate bottiglie di ottimo vino provenienti dal carico per "tranquillizzare" i militari che tenevano sotto stretta sorveglianza l’equipaggio, e le manovre di abbandono camuffate da esercitazione.
Per non parlare di come è finita la storia, con l’ufficiale inglese che ha chiesto solo "Why?" (Perche?) ed il comandante Muiesan che ha risposto "Perchè siamo in guerra ed io sono suo prigioniero".
Il dopo non sono state rose e fiori: mio nonno ha passato la guerra da un campo di concentramento all’altro, e quando è finita la guerra stava per passare la corte marziale per aver affondato l’Umbria!
Ci sono volute decine di anni per chiarire che l’evento faceva parte di un’azione militare che ha reso inservibili preziose munizioni, ha ricevuto pure una medaglia ma mai la pensione di guerra…